domenica 5 settembre 2010

LA POLITICA e i suoi contenuti

Affrontare un argomento di tale e tanta complessità richiede credo una preparazione, a cui non mi è dato di partecipare nella sua interezza, visto la complessità e le cose che non vengono spesso neanche sussurrate. Con l’umiltà dell’esaminare quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i santi giorni, ma con l’alto ideale di chi, vive la politica solo come fruitore e osservatore, a volte tento di ratificare e stigmatizzare con le mie parole, i fatti che accadono nei dintorni. Intanto gli uomini: chiunque entri in politica, credo immagini quello che troverà; dai secoli dei secoli la politica è compromesso e ciclicità per i partecipanti. Ciclicità perché l’avvicendamento delle cose, le battaglie dei partecipanti e la vita stessa di un uomo fanno sì che, sia i problemi che i protagonisti, ogni tanto cambino. Anche se quelli bravi, vuoi per effettive capacità, vuoi perché portati al compromesso, vuoi perché imparano bene il meccanismo, li vediamo protagonisti anche locali molto a lungo (e abbiamo senatori a vita quasi centenari). Addirittura visitando l'archivio storico di Massa Marittima come osservatore ho visto cognomi uguali a quelli di oggi, nei Consigli Comunali del comprensorio, persino nel 1911...Quindi tutti sappiamo che l’ideale che abbiamo della politica, purtroppo, ha bisogno di ripensamenti e di ridimensionamenti nel momento esatto in cui viene applicato. Indubbiamente chi fa politica oggi, si trova davanti a problemi di una complessità enorme, e per riuscire ad esprimere e concretizzarne delle soluzioni, pur con le migliori intenzioni,si trova davanti a delle difficoltà, credo a volte insormontabili.
Vuoi perché spesso chi è sopra di lui non lo vuole protagonista (a proprio scapito), e vuoi soprattutto perché la soluzione ai problemi è sempre una mediazione; non è facile trovarsi ad analizzare un problema iniziale e avere la forza e la capacità di arrivare alla soluzione; la cosa può riuscire solo con la visione del pensiero complesso e articolato di tutti i partecipanti alla discussione stessa e con la volontà di tutti di perseguire l’obbiettivo "SOLUZIONE". Ognuno la vede a suo modo, ognuno persegue degli obbiettivi (di varia natura) e ognuno la vuole avere “vinta” con un livello di forza, astio e rabbiosità che nulla ha a che vedere con la seria e serena mediazione, il buon senso e il compromesso. Una coperta che i partecipanti tirano, che non basta per tutti e che a forza di essere tirata nessuno possiede, perché è talmente sfilacciata che non serve più a nessuno. Può essere questa la giusta metafora. Quindi uomini normali che sono espressione di un territorio, entrano in un meccanismo sconosciuto ai più, con davanti una parvenza di regole che richiederà da parte loro un adattamento e uno sforzo, a cui nessuno di loro credo sia preparato; sforzo che porterà con sé, come in ogni nuova situazione, incognite che certamente hanno si immaginato, ma mai nella totalità. Ecco entrare in gioco altre componenti umane individuali: il protagonismo, la voglia dei piccoli e grandi poteri, (anche se questi paiono vilipesi inizialmente dai più) la voglia di presenzialismo e di crescita del proprio potere personale, l’individualismo più sfrenato. Accanto a queste componenti assolutamente individuali e personali date dalla personalità di ogni uomo-donna e dalla sua preparazione, dobbiamo analizzare altre 2 componenti, i” bisogni” di un territorio e i”contenuti” da esprimere “, Queste DOVREBBERO ESSERE le componenti essenziali della politica. Partendo dal concetto che un politico si deve occupare della soluzione dei problemi della società che va ad amministrare (ordinari e straordinari), egli deve anche riflettere e favorire la soluzione e l’integrazione delle varie conoscenze (patrimonio mentale acquisito personale di ognuno) di fronte ai vari problemi, cercando di padroneggiare conoscenze che costantemente vanno rivisitate e rivedute, perché subentrano ogni giorno fattori, che cambiano la realtà oggettiva dei fatti e dei bisogni. Ecco già partendo da questo, ci possiamo rendere conto delle difficoltà. ENORMI, IMMENSE, quasi INSUPERABILI ai più, perché a tutto si aggiungono le conoscenze degli altri e il compromesso. Dove voglio andare a parare??? Intanto che gli uomini più che compagni di pranzi, cene e manifestazioni, dovrebbero essere compagni di studio, oltre che persone preparate. Inutile preparare programmi fatti di belle parole e pregni di contenuti bellissimi, se poi a occuparsi della politica ci sono persone che non hanno né la preparazione né la libertà di operare, persone che non sanno fare un comunicato, o persone che non conoscono le basi fondanti di educazione, etica del comportamento e non ultima la preparazione sui contenuti che andranno ad amministrare. Se un partito ha chiaro un programma Nazionale, Regionale, Provinciale e Comunale non ha bisogno che capi e capetti ogni giorno riesaminino le situazioni, tirando la famosa coperta anche da lontano. Un partito che non inizia con l’avere uomini e donne preparati che hanno ben chiari i contenuti, non può neanche ogni volta fare dei suoi uomini-donne solo degli indicatori di presenza. Non è umano, non è lecito e non è indice di rispetto nei confronti di quegli uomini e ancora meno nei confronti di chi, quegli uomini e quel partito li hanno votati. INNANZITUTTO perché il programma elettorale i cittadini oggi se lo tengono stretto e lo rileggono, facendo le loro considerazioni anche esternate pubblicamente e anche perché ne va della credibilità di quelle persone. PAROLE VUOTE??? NO, è che tra il dire e il fare...come sempre c’è di mezzo il mare.
E la realtà è un’altra, parliamo di politica ma abbiamo di fronte, in ogni schieramento, veri e propri APPARATI all’apparenza spersonalizzati DI PARTITO che colonizzano l’economia e hanno bisogno di persone “ubbidienti” che di suo nell’amministrazione di un territorio, ci mettono ben poco, se non qualche volta giocarsi la buona fede per una sistemazione. Ubbidienti e silenziosi, tanto tutti sanno che ogni parola può essere usata CONTRO; ecco che ai contenuti non ci sono neppure arrivata: tutti aspettiamo cosa ci toccherà veder cadere dall’alto. Un premio per tutti: per il cittadino qualunque problemi irrisolti, immobilismo ed economia amministrata occasionalmente e da chi non si sa, ma con i risultati che vediamo; per quelli che fanno i corrieri della parola politica un posto al sole, silenzio e qualche volta per i più coscienziosi io credo, un po' di vergogna, subito lasciata ai posteri in cambio di giustificazioni sostanziose e magari una significativa sistemazione professionale.
Quando si potrà parlare di politica nel senso alto del termine? Quando quegli stessi uomini messi in scacco dall’apparato, riescono (riusciranno?) ogni tanto ad avere uno SCATTO D’ORGOLGIO, che gli consente di riprendere in mano la capacità decisionale, riuniti tutti insieme per lavorare e amministrare il loro territorio, quel territorio a cui hanno dichiarato di essere vocati. Solo lavorando unitamente alla soluzione dei problemi partendo da quelli ordinari, si può tornare a esercitare quella politica che fa bene alla gente comune, tenendo conto nella giusta misura di quelli che sono i POTERI FORTI ma anche pensando alle necessità e ai bisogni di chi, quegli uomini li ha votati. Solo la politica che è fatta di ragionevolezza e buon senso, e rifugge da astio, personalismi, odio e vendetta ( fare un passo indietro costa un pò a tutti), dimostra di essere espressione di amore e di volere il bene di quei cittadini, dove quel passo indietro diventa "buona politica" per la gente e per "quel" territorio.
In fondo è solo ogni 5 anni che si torna alle urne...e 5 anni possono esser lunghissimi oppure brevi. L’unione ha sempre fatto la forza, e dei guelfi e ghibellini sentiamo parlare nella storia, ma la fine che han fatto s’è studiata a scuola, e di loro mi pare che non c'è rimasta traccia.
Ai cittadini di oggi basta che la politica sia in funzione e scelga il male minore, cosa non da poco quando, scegliendo il male minore si riesce a far pagare meno tutti, soprattutto se si considera il fatto, che a pagare veramente tanto sono sempre i più deboli.






Clementina Piluso