mercoledì 17 novembre 2010

http://www.0564news.it/notizia.asp?idn=11889

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Gentile Signor Presidente.....
Il Presidente della Provincia di Grosseto Leonardo Marras, nei giorni scorsi ci ha invitato a non fare i ragionieri e ad avere quello scatto d'orgoglio che contraddistingue da sempre la Maremma, un invito per gli imprenditori, che li sprona ad agire e a non lamentarsi.
Mi sforzo sempre di credere negli altri ma in questo caso mi chiedo, quanto conosca le realtà locali della Provincia e gli sforzi, in sudore debiti e lacrime, che la gente della sua Provincia, fa per andare avanti. Tutti o quasi tutti, in maniera indistinta, viviamo da anni un periodo che definire "particolarmente critico" è un gentile eufemismo.
Credo che in questo momento, non sia per nulla semplice dare speranza parlando  di Sviluppo Economico a persone giovani e non, che pur con la tutela dei sindacati, si vedono offrire 800-900 euro per un posto di contabile ...quando si sa perfettamente cosa chiede questa società in costi fissi, per farci sopravvivere.
Non credo sia sfuggito a nessuno, tanto per cambiare categoria, che i commercianti  per far andare avanti le loro piccole botteghe, se nn altro per il "servizio" che offrono nei centri urbani, si rimangiano quanto han realizzato le generazioni precedenti, oppure comunque si riempiono E VIVONO nei debiti, con i loro "scoperti di cc". E non lo fanno certo allegramente.
Mi e gli domando: Come si può parlare alle imprese suggerendo Innovazione, Coesione sociale e Sviluppo economico quando le stesse non vengono minimamente aiutate nè finanziate??? Neppure quando le imprese hanno in bilancio le famose proprietà di prima...
Come fare con le Banche, che sono le prime a non credere nelle capacità delle Pubbliche Amministrazioni di supportare nei giusti tempi il "sistema imprese grossetano", nè tantomeno credono nelle capacità delle imprese nella restituzione del debito tanto che, se parli loro di investimenti e lavoro, vista l'attuale congiuntura, ti dicono chiaramente: se ci credi organizzati e autofinanziati??? Queste cose bisogna cominciare a dirle chiaro e con dispiaciuta serenità, credo.
I nostri  PAESI di Maremma sono ancora vivibili dal punto di vista del clima e della natura, il veritiero immaginifico "Mare Sole e Pineta" funziona ancora, se pur da tempo immemore come IMMAGINE, ma allo stesso tempo il VIVERE QUI ha acquisito quella non qualità della vita che è PRIVA di senso della comunità quasi ovunque, PRIVA della cultura fresca di una volta, quando scoprire il nuovo era ascoltare l'altro che ne sapeva di più, senza per questo sentirsene minacciati; PRIVA di allegria partecipata, e anche di semplice divertimento; Come si può parlare alla gente quando tutto il "vivere comune" risulta drogato e nevrotico??. Siamo quasi ovunque di fronte, al vedere i nostri Paesi, diventare sempre più pieni di tensioni fra la gente nel "vicino circoscritto", e divenire luoghi della memoria da cui chi può, appena può, se ne ha la forza e le capacità, prova a malincuore a  fuggire.
Sono Paesi spesso abitati o dai pensionati "privilegiati" di oggi, che se la cavano con una media nazionale di 1300-1500 euro, cifra che i dipendenti della generazione successiva non guadagnano quasi mai, pur impegnandosi in un lavoro a tempo pieno; oppure dai giovani che solo in rari casi li ritrovi impegnati a pensare un modo diverso di costruire "il mondo che sarà" in loco; stretti nel loro essere il 9% della popolazione Nazionale con nessuna speranza di stare meglio in futuro, ma che si "servono" delle pensioni degli anziani e dei magri stipendi dei genitori per perpetuare uno stile di vita che nessuno eticamente può più permettersi, senza che qualcuno, abbia il coraggio di dirglielo. I più volenterosi fanno i piccioni viaggiatori, un pò qua e un pò là....
E sono Paesi abitati anche dal quel piccolo ceto medio ricco, (c'è, in ogni luogo di Maremma, ben imboscato) da cui prima venivano fuori le idee intelligenti, quelle che risolvevano i problemi delle comunità, quelli che pensavano in maniera intellettuale  produttiva e trasparente annusando il buon senso che serviva a costruire il futuro; personaggi che oggi ce li ritroviamo "inseriti" come colletti bianchi indifferenziati, sia per l'abito che per il "vivere", che riproducono passivamente e senza nessun inventiva l'accettazione solo della propria volgarità,  e quell'assenza di cultura ed educazione che rappresentano ratificando la subcultura televisiva e del gossip, rappresentanti di stereotipi da cui tendono perfino loro occasionalmente ad evadere, tutte le volte che possono. Oddio ho tracciato proprio un panorama che non mi piace...e che apparentemente non fa vedere traccia di positività, che però resta fortunatamente  implicita nella voglia di chi ogni giorno prova a fare,... finchè si ha voglia di fare.... ci sono dei margini di potenzialità. Quei margini che però han bisogno di farci sentire tutti   "Pensatori capaci" che lavorano a un obbiettivo comune: accettare il fatto che dobbiamo invertire la marcia sul "consumo", ma pensare ad altro, all'elaborazione concreta e al possibile  nuovo. Mettendo al centro del nuovo, le necessità primarie di tutti: partendo dall'uomo, dalla sua salute e dal suo lavoro; Come "pensatori capaci" però fin dalle premesse, dovremmo ridurre un certo tipo di aspettative, facendo lo sforzo di mettere insieme conoscenze-sistema e lavoro, cercando in questo modo soluzioni avanzate e sostenibili tra economia  ed ecologia, tra possibilità di lavoro e consumi, che tengono in gran conto però anche la salute dell'uomo e il rispetto dell'ambiente che non ha scorte infinite, come valori fondanti.
Pensare di fare impresa con fantasia e creatività, senza avere come supporto volontà efficienti, capaci e trasparenti nelle Pubbliche Amministrazioni e  Banche collaborative in maniera seria, è un vero suicidio. Ma se le Banche dicono che in questa Provincia il lavoro non rende più così come stanno le cose, forse qualche ragione ce l'avranno anche loro, che hanno ogni giorno sotto gli occhi quelle  imprese che non ce la fanno più a combattere non una tantum ma tutti i santi giorni come Davide, contro i Golia della globalizzazione.
Viviamo in una Provincia dove per il privato, anche il solo pensare di dover fare indagini di mercato serie, diventa e viene classificato, come intenzionalità improvvida e costosissima. Il Presidente Marras, ultimamente propone di "fare sistema" e di fare "alleanze". Io credo che ogni medaglia ha il suo rovescio, e se è vero che si può con sacrifici tradurre le difficoltà in opportunità, lo si può fare solo se tutte le parti sociali si accordano su cose semplici, parole chiare e contenuti pregni di sostanza; le parole vuote possono essere belle, ma non servono più a nessuno, inutile riempirsene la bocca, se poi nella realtà di quanto facciamo, dimentichiamo e sfuggiamo ignorandoli, i problemi legati all'ambiente e alla responsabilità sul consumo e il deturpamento del territorio..
Non è più il tempo di strappare stiracchiandola, una coperta troppo piccola per tutti; ma forse è il tempo di lavorare a consolidare la trama di quella esistente rafforzandola e tenendola di conto,  anche per averne solo un pezzetto più piccolo tutti, e anche se ci tocca restare tutti scoperti  un pò di più....e fare scelte coraggiose.
Buon Lavoro signor Presidente, a Lei e alle commissioni che si prefiggono lo sviluppo economico e le soluzioni per l'emergenza occupazionale, ne avete di lavoro da fare, noi continuiamo a lavorare come sempre, rimanendo anche in fervida attesa dei contenuti, quelli della quadratura di un cerchio, che Lei  ultimamente ci ha promesso....

domenica 5 settembre 2010

LA POLITICA e i suoi contenuti

Affrontare un argomento di tale e tanta complessità richiede credo una preparazione, a cui non mi è dato di partecipare nella sua interezza, visto la complessità e le cose che non vengono spesso neanche sussurrate. Con l’umiltà dell’esaminare quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i santi giorni, ma con l’alto ideale di chi, vive la politica solo come fruitore e osservatore, a volte tento di ratificare e stigmatizzare con le mie parole, i fatti che accadono nei dintorni. Intanto gli uomini: chiunque entri in politica, credo immagini quello che troverà; dai secoli dei secoli la politica è compromesso e ciclicità per i partecipanti. Ciclicità perché l’avvicendamento delle cose, le battaglie dei partecipanti e la vita stessa di un uomo fanno sì che, sia i problemi che i protagonisti, ogni tanto cambino. Anche se quelli bravi, vuoi per effettive capacità, vuoi perché portati al compromesso, vuoi perché imparano bene il meccanismo, li vediamo protagonisti anche locali molto a lungo (e abbiamo senatori a vita quasi centenari). Addirittura visitando l'archivio storico di Massa Marittima come osservatore ho visto cognomi uguali a quelli di oggi, nei Consigli Comunali del comprensorio, persino nel 1911...Quindi tutti sappiamo che l’ideale che abbiamo della politica, purtroppo, ha bisogno di ripensamenti e di ridimensionamenti nel momento esatto in cui viene applicato. Indubbiamente chi fa politica oggi, si trova davanti a problemi di una complessità enorme, e per riuscire ad esprimere e concretizzarne delle soluzioni, pur con le migliori intenzioni,si trova davanti a delle difficoltà, credo a volte insormontabili.
Vuoi perché spesso chi è sopra di lui non lo vuole protagonista (a proprio scapito), e vuoi soprattutto perché la soluzione ai problemi è sempre una mediazione; non è facile trovarsi ad analizzare un problema iniziale e avere la forza e la capacità di arrivare alla soluzione; la cosa può riuscire solo con la visione del pensiero complesso e articolato di tutti i partecipanti alla discussione stessa e con la volontà di tutti di perseguire l’obbiettivo "SOLUZIONE". Ognuno la vede a suo modo, ognuno persegue degli obbiettivi (di varia natura) e ognuno la vuole avere “vinta” con un livello di forza, astio e rabbiosità che nulla ha a che vedere con la seria e serena mediazione, il buon senso e il compromesso. Una coperta che i partecipanti tirano, che non basta per tutti e che a forza di essere tirata nessuno possiede, perché è talmente sfilacciata che non serve più a nessuno. Può essere questa la giusta metafora. Quindi uomini normali che sono espressione di un territorio, entrano in un meccanismo sconosciuto ai più, con davanti una parvenza di regole che richiederà da parte loro un adattamento e uno sforzo, a cui nessuno di loro credo sia preparato; sforzo che porterà con sé, come in ogni nuova situazione, incognite che certamente hanno si immaginato, ma mai nella totalità. Ecco entrare in gioco altre componenti umane individuali: il protagonismo, la voglia dei piccoli e grandi poteri, (anche se questi paiono vilipesi inizialmente dai più) la voglia di presenzialismo e di crescita del proprio potere personale, l’individualismo più sfrenato. Accanto a queste componenti assolutamente individuali e personali date dalla personalità di ogni uomo-donna e dalla sua preparazione, dobbiamo analizzare altre 2 componenti, i” bisogni” di un territorio e i”contenuti” da esprimere “, Queste DOVREBBERO ESSERE le componenti essenziali della politica. Partendo dal concetto che un politico si deve occupare della soluzione dei problemi della società che va ad amministrare (ordinari e straordinari), egli deve anche riflettere e favorire la soluzione e l’integrazione delle varie conoscenze (patrimonio mentale acquisito personale di ognuno) di fronte ai vari problemi, cercando di padroneggiare conoscenze che costantemente vanno rivisitate e rivedute, perché subentrano ogni giorno fattori, che cambiano la realtà oggettiva dei fatti e dei bisogni. Ecco già partendo da questo, ci possiamo rendere conto delle difficoltà. ENORMI, IMMENSE, quasi INSUPERABILI ai più, perché a tutto si aggiungono le conoscenze degli altri e il compromesso. Dove voglio andare a parare??? Intanto che gli uomini più che compagni di pranzi, cene e manifestazioni, dovrebbero essere compagni di studio, oltre che persone preparate. Inutile preparare programmi fatti di belle parole e pregni di contenuti bellissimi, se poi a occuparsi della politica ci sono persone che non hanno né la preparazione né la libertà di operare, persone che non sanno fare un comunicato, o persone che non conoscono le basi fondanti di educazione, etica del comportamento e non ultima la preparazione sui contenuti che andranno ad amministrare. Se un partito ha chiaro un programma Nazionale, Regionale, Provinciale e Comunale non ha bisogno che capi e capetti ogni giorno riesaminino le situazioni, tirando la famosa coperta anche da lontano. Un partito che non inizia con l’avere uomini e donne preparati che hanno ben chiari i contenuti, non può neanche ogni volta fare dei suoi uomini-donne solo degli indicatori di presenza. Non è umano, non è lecito e non è indice di rispetto nei confronti di quegli uomini e ancora meno nei confronti di chi, quegli uomini e quel partito li hanno votati. INNANZITUTTO perché il programma elettorale i cittadini oggi se lo tengono stretto e lo rileggono, facendo le loro considerazioni anche esternate pubblicamente e anche perché ne va della credibilità di quelle persone. PAROLE VUOTE??? NO, è che tra il dire e il fare...come sempre c’è di mezzo il mare.
E la realtà è un’altra, parliamo di politica ma abbiamo di fronte, in ogni schieramento, veri e propri APPARATI all’apparenza spersonalizzati DI PARTITO che colonizzano l’economia e hanno bisogno di persone “ubbidienti” che di suo nell’amministrazione di un territorio, ci mettono ben poco, se non qualche volta giocarsi la buona fede per una sistemazione. Ubbidienti e silenziosi, tanto tutti sanno che ogni parola può essere usata CONTRO; ecco che ai contenuti non ci sono neppure arrivata: tutti aspettiamo cosa ci toccherà veder cadere dall’alto. Un premio per tutti: per il cittadino qualunque problemi irrisolti, immobilismo ed economia amministrata occasionalmente e da chi non si sa, ma con i risultati che vediamo; per quelli che fanno i corrieri della parola politica un posto al sole, silenzio e qualche volta per i più coscienziosi io credo, un po' di vergogna, subito lasciata ai posteri in cambio di giustificazioni sostanziose e magari una significativa sistemazione professionale.
Quando si potrà parlare di politica nel senso alto del termine? Quando quegli stessi uomini messi in scacco dall’apparato, riescono (riusciranno?) ogni tanto ad avere uno SCATTO D’ORGOLGIO, che gli consente di riprendere in mano la capacità decisionale, riuniti tutti insieme per lavorare e amministrare il loro territorio, quel territorio a cui hanno dichiarato di essere vocati. Solo lavorando unitamente alla soluzione dei problemi partendo da quelli ordinari, si può tornare a esercitare quella politica che fa bene alla gente comune, tenendo conto nella giusta misura di quelli che sono i POTERI FORTI ma anche pensando alle necessità e ai bisogni di chi, quegli uomini li ha votati. Solo la politica che è fatta di ragionevolezza e buon senso, e rifugge da astio, personalismi, odio e vendetta ( fare un passo indietro costa un pò a tutti), dimostra di essere espressione di amore e di volere il bene di quei cittadini, dove quel passo indietro diventa "buona politica" per la gente e per "quel" territorio.
In fondo è solo ogni 5 anni che si torna alle urne...e 5 anni possono esser lunghissimi oppure brevi. L’unione ha sempre fatto la forza, e dei guelfi e ghibellini sentiamo parlare nella storia, ma la fine che han fatto s’è studiata a scuola, e di loro mi pare che non c'è rimasta traccia.
Ai cittadini di oggi basta che la politica sia in funzione e scelga il male minore, cosa non da poco quando, scegliendo il male minore si riesce a far pagare meno tutti, soprattutto se si considera il fatto, che a pagare veramente tanto sono sempre i più deboli.






Clementina Piluso